martedì 20 maggio 2014

Azionariato popolare. Perchè no?


Da sabato è in corso un interessante dibattito: si parla del futuro dell'Imperia 1923.
La discussione è animata, segno che c'è sempre interesse nei confronti del club neroazzurro, nonostante tutto. Il pericolo di questa discussione è, però, che questa si sta trasformando in una sorta di guerra tra poveri: da una parte quelli che difendono l'operato della dirigenza neroazzurra e quanto affermato nel corso della conferenza stampa dal D.G. Attilio Ascheri e dal D.T. Alfredo Bencardino, dall'altro coloro che puntano il dito contro gli stessi, invitandoli a mollare tutto per manifesta incompetenza.
Nessuno, però, si sta impegnando a trovare una soluzione all'ormai atavica crisi dell'Imperia calcio.

Ieri ho ricevuto, da un lettore del blog, questa mail.
"Im1923, ormai, a quanto pare, la societa' A.S.D. Imperia 1923 se non e' morta, è gravemente malata. La sola cosa da fare, secondo me, è aprire il tesseramento alla società a tutti, imperiesi e non, che vogliano sostenere la società con quote a costi accessibili a tutti, con possibilità di eleggere il consiglio direttivo ed il presidente. Così avremo, finalmente, la possibilita' di contare in quanti teniamo a questa squadra, uscendo dalla logica del patron di passaggio, per motivi anche di rilevanza penale, per il controllo dei bilanci, in modo da evitare strane sorprese. Sarebbe sempre il solito azionariato popolare, ma se non ci sta nessuna cordata o gruppo esterno, o la salviamo noi o l'Imperia rischia serieamente di scomparire definitivamente. Ormai e' tutto azzerato e da ricostruire, tu cosa ne pensi?"

Questa mail mi ha fatto scattare una molla: è un discorso che avevo già affrontato con alcuni amici tifosi neroazzurri e, dopo l'annuncio delle dimissioni del direttivo dell'Imperia 1923, ho collegato quei discorsi a questa mail ed ho fatto una ricerca in rete, trovando cose davvero interessanti, una possibile soluzione ai nostri problemi.
Sul sito luccaunited.com ho letto questo (mettetevi comodi, perchè c'è un po' da leggere... ma è interessante, ve l'assicuro):
L’Azionariato Popolare nel calcio
C’è stato un tempo in cui il termine tifoso era sinonimo di passione. Essere tifosi significava portarsi nel cuore “la maglia” per tutto il corso della vita, saperla sostenere nella buona e nella cattiva sorte, recarsi in massa a riempire gli stadi con il tripudio dei cori e delle bandiere. Oggi i tifosi, con la complicità dei club, sono stati emarginati dal sistema. Al punto che sono tenuti subdolamente lontano dagli stadi. Contano solo per contabilizzare un pugno di euro in più portato a casa per i diritti televisivi. La contaminazione del business, in Italia, sta infettando il calcio moderno oltre ogni tollerabile misura. Fa scricchiolare qualsiasi tipo di certezza.
Il calcio sta perdendo lo spirito di un tempo, gli stadi sono desolatamente vuoti e l‘interesse delle nuove generazioni inizia a svanire.
Le degenerazioni del calcio moderno ed i tanti fallimenti che ne sono stati la più logica conseguenza hanno determinato per molte società, anche di antica  tradizione e blasone, la caduta  nelle serie dilettantistiche  o addirittura  la scomparsa.
Tutto questo rende  attuale ed improrogabile la strada dell’Azionariato Popolare.
Lentamente prende corpo anche in Italia, soprattutto nelle serie inferiori dove le società  hanno risentito maggiormente della crisi economica del calcio italiano,una qualche forma di azionariato popolare, sul modello spagnolo o semplicemente adattato alle esigenze della situazione.
Cerchiamo quindi di capire, in sintesi, la situazione di questa  forma di partecipazione dei tifosi alla vita economica e sportiva del proprio club, in Europa ed in Italia

Azionariato Popolare in Europa
Diversi club di primissimo piano sono organizzati sul modello dell’azionariato popolare, in parte o totalmente, con la convinzione che il coinvolgimento dei propri tifosi sia l’investimento principale di una società di calcio, il fulcro di un progetto serio ed economicamente redditizio. In Spagna, tra gli altri, il Barcellona e l’Espanyol, il Real e l’Atletico Madrid, l’Osasuna sono organizzati in questo modo; in Germania lo sono il Bayern Monaco, il Werder Brema e l’Amburgo; in Portogallo lo Sporting Lisbona e il Benfica, mentre in Inghilterra dal 1997 ad oggi sono nati oltre 180 trusts che lavorano, con la benedizione della Uefa, per divulgare questa tipologia di gestione “democratica” delle società (alla quale fa riferimento anche un club dalla tradizione gloriosa come l’Arsenal). In Gran Bretagna opera da tempo una società – denominata Supporters Direct – la cui missione è quella di incrementare la cultura dell’azionariato popolare nei club di calcio e di fornire supporto tecnico e know-how a tutte quelle realtà di tifoserie che hanno intenzione di unirsi per intraprendere questo progetto. Come funzionano concretamente società così organizzate? I tifosi si aggregano in una forma di public company o di cooperativa, vanno a comporre l’assemblea generale che esprime il consiglio direttivo del club, al vertice del quale vi è un presidente.  Obiettivo non trascurabile di un tale assetto societario è quello di garantire al club una certa stabilità economica, senza problemi di continui cambi di proprietà o strumentalizzazioni dei club da parte dei presidenti. Solitamente forte è anche il legame con il territorio, che si identifica molto in realtà sportive di questo genere (l’esempio del Barcellona con oltre 160.000 soci è eclatante: il club blaugrana fa parte a pieno titolo, anzi rappresenta molto dell’identità catalana). Essere parte del Barça, è un segno distintivo che radica le motivazioni in aspetti sociali, politici, culturali e storici. Da non dimenticare inoltre la Fondazione Barcellona, un organo indipendente dal club che si occupa dell’organizzazione di aspetti sociali e culturali, come la gestione di musei, archivi e librerie della società. Inoltre può versare dei contributi a favore delle attività sportive non agonistiche, sotto forma di borse di studio e scuole di formazione

Il modello inglese :  Supporters Direct
La Supporters Direct è un ente riconosciuto inglese che collabora con la Uefa, e aiuta i tifosi a creare Trusts, ad avviarli e a finanziare le spese necessarie per la loro costituzione. Per trust si intende una  un’aggregazione no profit, volta a rafforzare il legame tra club e sostenitori, concedendo loro l’opportunità di essere parte attiva della società. Dalla sua fondazione nel 2000, Supporters Direct ha aiutato a formare oltre 200 trusts in 20 paesi europei tra i quali ( oltre ovviamente  il Regno Unito)  la Spagna, la Germania, il Belgio, la Grecia, la Danimarca, la Svezia e la Francia”. Circa il 30% di questi trusts  ha oggi almeno un rappresentante nel direttivo della società. Supporters Direct ha contribuito finora a salvare quasi 50 club tra calcio e rugby, portati al fallimento dai loro “benefattori”. SD ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione in Inghilterra e in Europa di un nuovo approccio dei tifosi verso i loro clubs ed il calcio in generale, un approccio produttivo, nel quale i sostenitori hanno preso coscienza della loro forza e si sono uniti in modo democratico e responsabile per il bene delle loro squadre. L’influenza positiva sul calcio e sulla società del lavoro di SD è stata riconosciuta ed incoraggiata dalle istituzioni europee e dal parlamento inglese che nella recente inchiesta sullo stato del calcio nazionale ha recepito i suggerimenti di Supporters Direct per promuovere il coinvolgimento attivo dei tifosi nella vita, nella gestione e nella proprietà dei clubs. In Inghilterra l’attività e l’influenza dei supporters’ trusts non è limitata alle serie minori, dove si trovano peraltro 19 club totalmente in mano ai loro tifosi. Il Swansea City ha come terzo maggior azionista il trust dei tifosi, con il 19,99% del capitale sociale Il Swansea era un club sull’orlo della chiusura, sotto un singolo proprietario privato, solo pochi anni fa. Divenuto per il 20% di proprietà della cooperativa dei suoi tifosi,  ha costruito un nuovo stadio da 25mila posti ottenendo sul campo diverse promozioni, fino a raggiungere la Premier League nella passata stagione. Il trust dell’Arsenal ha una quota piccola ma influente che sta difendendo con le unghie dopo l’ultimo cambio di proprietà. Il trust del Liverpool ha avuto un ruolo importante nella “cacciata” dei proprietari americani e lo stesso sta cercando di fare quello del Manchester United in lotta contro Glazer.
Interessante anche il caso di un piccolo club, l’Exeter City, anch’esso sull’orlo della chiusura sotto un singolo proprietario privato, con debiti per 4,5 milioni di Euro, fu acquistato nel 2003 dalla cooperativa dei suoi tifosi, che ha ricostruito il club nel corso degli anni. Sul campo, l’Exeter City  è passato dal semi professionismo al gradino più basso del calcio professionistico inglese. L’AFC Wimbledon,  è rinato come cooperativa di proprietà dei suoi tifosi dopo che l’originario Wimbledon FC fu portato loro via e spostato di 120 km, è stato promosso quattro volte, dalla nona alla quinta divisione del calcio inglese, in soli sette anni. Lo scorso anno è finalmente tornato nel calcio professionistico E l’FC United of Manchester – creato da tifosi del Manchester United che ne avevano avuto abbastanza del modo in cui il denaro stava distruggendo il loro club – è partito dalla nona divisione ed ha ottenuto tre promozioni in quattro anni, ed è vicino a costruire il proprio stadio. È un altro club di proprietà di una cooperativa di tifosi. E’ stato premiato da Cooperatives UK con un riconoscimento per avere promosso i valori cooperativi.

Azionariato Popolare in Italia
Sicuramente da noi è uno strumento di partecipazione chiaramente innovativo per il panorama calcistico italiano dove per troppi anni hanno proliferato mecenati che più o meno hanno fatto e disfatto società a proprio uso e consumo sulle spalle dei tifosi che più di tutti vivono nel vero senso della parola l’affetto e la passione per i propri colori. A Modena è nata nel 2008 la Società Cooperativa Modena Sport Club che ha come unico obiettivo quello di acquisire il 100% del pacchetto azionario del Modena FC, consegnando così nelle mani dei tifosi che aderiranno al progetto, la proprietà della loro squadra del cuore. Nel luglio 2011 i sostenitori gialloblù si sono assicurati l’1% delle quote della società entrando di fatto a far parte del club.
Interessante anche  il caso del Mantova United. Il 29 giugno 2010 il fallimento dell’AC Mantova costrinse la società dell’ex patron Lori a sprofondare in Serie D. Grazie alla volontà e determinazione di un accanito gruppo di tifosi, nell’agosto dello stesso anno, nasce una  Cooperativa denominata Mantova United. L’obiettivo era quello di gestire l’azionariato popolare per conto del club biancorosso. Nel giro di cinque mesi, la compagine capeggiata da Alberto Castagnaro – ex presidente del Mantova prima dell’era Lori -, ha raccolto grazie a 150 tifosi divenuti soci ed a 7 sponsor 100mila euro, serviti per acquisire azioni per un totale del 25% del capitale sociale del club. Con questo nuovo modello di organizzazione i tifosi/soci  partecipano alla vita societaria, avendo la possibilità di incontrare la società per decisioni collettive.
Vi è poi il caso di una squadra che gioca in Lega 2, l’ASD Santarcangelo, dove il 100% delle quote societarie è posseduto da un’associazione di tifosi, chiamata “Squadramia”, quindi la prima associazione di tifosi proprietaria di una squadra di calcio in Italia.
Altri progetti importanti sono quelli dei tifosi granata del Torino (Toromio), Verona (Veronacolcuore), Ancona (Sosteniamolancona), ma iniziative analoghe sono presenti anche a Rimini, Salerno, Venezia, Como, Gallipoli, Potenza e Genova (sponda Sampdoria ).
MyRoma è invece l’unico esempio di azionariato popolare nella nostra massima serie. Da maggio 2010 i tifosi del club giallorosso hanno creato un ente di diritto privato che partecipa fattivamente al capitale sociale della società capitolina. Il 28 ottobre 2010, per la prima volta nella storia della Serie A italiana, un’associazione di azionariato popolare ha partecipato all’assemblea degli azionisti convocata per approvare il bilancio sociale.
Per concludere questa  breve introduzione al mondo dell’Azionariato Popolare, noi riteniamo che in molte piazze del nostro calcio l’ alternativa all’ estinzione calcistica, può essere rappresentata solo da un intervento in prima persona dei tifosi.  I tifosi, se le circostanze lo richiedono, devono avere un ruolo più attivo se la loro squadra  vive difficoltà finanziarie, vigilando ed impedendo anche l’arrivo di speculatori che possono regalare magari qualche sogno di gloria , come è accaduto nel recente passato della storia rossonera, per poi cancellarci senza tante remore  dal calcio che conta.

Interessante, vero? Per oggi mi fermo qui... avete già letto abbastanza, non vorrei perdere dei lettori del blog per sfinimento. Domani entro nei particolari, mostrandovi un esempio assai vicino a noi che, con un po' di buona volontà e tanta fede neroazzurra, potrebbe essere adottato anche da noi, qui ad Imperia.

#Imperiatiamo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un'altro esempio, con una quota nel direttivo:

http://www.fondazionetaras.it/2014/notizie-dai-supporters-trust/azionariato-popolare-il-punto-della-situazione/

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